Atleta dell’anno. Dacarro: «Iniziativa con luci e ombre»

Cesare Dacarro, presidente del CUS Pavia, commenta i risultati del sondaggio de La Provincia pavese. Dacarro definisce importante l’iniziativa che da scienziato - è stato docente universitario di chimica - mette sotto la lente cogliendo punti di forza e indicando aree di miglioramento. Da sportivo pavese - Dacarro viene dall’atletica leggera - è entusiasta per l’attenzione che è stata data allo sport.

E’ noto che il cantante che vince il Festival di Sanremo non è sempre quello che venderà più dischi. La giuria e il tele-voto non riescono, nella maggior parte dei casi, a rispecchiare gli orientamenti del pubblico. Chi ha votato? Da dove vengono i voti? E via con mille dubbi. Questo non è il caso dei nostri dieci atleti (considerando un’unità il doppio di canottaggio di Mulas e Molteni). La maggior parte dei concorrenti del sondaggio non ha nulla da vendere e non percepisce lo stipendio: quindi il verdetto della giuria non sarà sottoposto ad un giudizio d’appello. 

Mi sento tuttavia di avanzare qualche perplessità, solo ai fini di alimentare la discussione e, se possibile, tentare di lasciare accesi i riflettori sui nostri atleti ancora per un po’. La Provincia ha proposto questo sondaggio: dico subito che ha fatto bene, ma la comparazione tra gli atleti è impossibile; non si tratta della classifica di un campionato di calcio che viene stilata con una unità di misura comune, uguale per tutti.

Nel nostro caso, invece, dobbiamo paragonare Nespoli, che è un campione olimpico, con il campione italiano allievi di salto con l’asta; Carvani Minetti con la pallanuotista Arianna Gragnolati; i vincitori delle Universiadi con il calciatore Andrea Ferretti di Lega Pro. Per farlo dovremmo partire dall’assunto che: “ di notte tutte le vacche (ovvero tutte le credenze) sono nere.” (G. Giorello, 2015). Cosa avrà spinto gli elettori a cliccare sulla foto di un atleta? Sarà l’effetto dell’immaginario collettivo dei tifosi che ha orientato il voto online. Sembra che la parola tifo derivi da typhos, la malattia infettiva che provoca sintomi febbrili (M.Aiello,2014) e che si diffonde tra la popolazione per effetto del contagio. Dovremmo a questo punto affermare che il tifo per Pierre Ahoua è già di carattere epidemico, mentre quello per Cecilia Zandalasini e per Mulas e Molteni è tipico di una malattia sporadica. Non mi sembra corretta neppure questa deduzione: sui campi di gara, io di tifosi della maggior parte dei concorrenti non ne ho visti.